Giorgio Di Lecce
Presentazione dell’ edizione italiana.
Di Lecce, Giorgio: “Presentazione dell’ edizione italiana”, Raftis, Alikis: Il mondo della danza Greca. Firenze, Taranta, 2001.
PRESENTAZIONE DELL'EDIZIONE ITALIANA
Gli interventi e le comunicazioni che Alkis Raftis ha presentato all'Università di Lecce in occasione del Workshop dal titolo "Le danze tradizionali: dalla Grecia alla Grecia Salentina" nell'ambito del programma Interreg 11°, Italia-Grecia, svoltosi dal 26 al 28 marzo 2001, hanno fatto conoscere al pubblico italiano e salentino, uno studioso ed un lavoro di una rara qualità.
Sociologo di formazione, Raftis ha scelto, nelle sue ricerche, di analizzare i rapporti tra "Sistema sociale" e "Sistema di danza", mettendo in evidenza la stretta relazione esistente tra i due sistemi nella società greca contemporanea. In questa pubblicazione, che raccoglie una parte della ricerca sul campo svolta negli anni ottanta, viene presentata l'esperienza originale che ha della danza il popolo greco, senza lasciare in ombra nessuno degli aspetti fondamentali. Partendo dalle definizioni di danza tradizionale e folklorica nella Grecia d'oggi, l'autore ha sviluppato questi argomenti con ricchezza d'informazioni a cominciare dai riferimenti storici, per giungere alle situazioni di danza più comuni che animano i momenti di vita delle genti greche: le feste, i matrimoni, il Carnevale, la Pasqua, gli incontri nei caffè. Per evidenziare le differenze esistenti con le culture musicali occidentali, l'autore ha esaminato, in particolare il costume, la musica, i musicisti ed i loro strumenti musicali.
Preoccupazione principale di Raftis è stata quella di far notare i numerosi luoghi comuni diffusi nella cultura europea, che associano ancora l'immagine della Grecia al sirtaki, la danza di Zorba, suonata dal bouzouki; trascurando gli aspetti più significativi e profondi di un tradizione danzata antica di secoli.
Nelle sue lucide osservazioni sul campo, l'autore non ha avuto l'ingenuità di credere che il salvataggio del repertorio tradizionale greco venisse assicurato dalla presentazione sotto forma di manifestazioni folkloriche intensamente praticate in Grecia, e soprattutto ad Atene, nel Teatro "Dora Stratou", da lui diretto e che da oltre 40 anni propone spettacoli di danze tradizionali ad un pubblico numeroso ed attento. Egli, mentre sa riconoscere la grave perdita subita da tutta la comunità, ogni qualvolta scompare un anziano danzatore depositario di antiche tradizioni, è anche consapevole che ri-proporre e ri-presentare i repertori popolari, rimanendo il più possibile fedeli alle tradizioni orali, può diventare un modo efficace per mantenere vivo l'interesse e l'attenzione di molti verso un patrimonio culturale comune.
Le danze della tradizione greca non interessano solo i Greci, con le loro caratteristiche peculiari quali il dispositivo collettivo a catena aperta o chiusa e la struttura ripetitiva del movimento (che possiamo ritrovare anche in Sardegna); o le meno frequenti danze saltate a coppia mista con l'uso di accessori (fazzoletto), ricche di momenti d'improvvisazione vis-a-vis (anticristos), paragonabili a quelle diffuse nell'Italia meridionale. Queste danze in particolare si riscontrano sia fra gli ellenofoni della Calabria che fra quelli della Grecia salentina, che abitano nei nove comuni ellenofoni del Salento e che danzano le tarantelle qui denominate pizziche, denotando un passato comune ancora testimoniato dalla lingua e dalle tradizione grike, insieme a quello delle danze della Macedonia, dell'Epiro e delle isole dello Ionio.
Come nell'Italia meridionale, e nell'Europa in generale, il repertorio delle danze greche è molto più vasto e assortito, e si possono contare più di duecento forme diverse di danza. Secondo Jean Michel Guilcher, dell'Università di Parigi, le cose in Grecia sono andate diversamente per: «l'assenza di corsi principeschi, di grandi città, di cultura borghese differenziata, (che)ha lasciato la tradizione del popolo comune esercitarsi secondo la sua natura, il suo dinamismo e i propri condizionamenti, meno suscettibili che altri di rotture o riorientamenti brutali.»
Anche quando non fossero una continuazione di danze conservate dall'antichità, le danze greche di oggi sarebbero il risultato di una storia che ha conosciuto influenze e destini diversi che s'inscrivono in un passato lontano ma distintivo di un popolo. Siamo d'accordo con Raftis, Guilcher e con molti altri, nell'affermare che la loro scomparsa, così come quella di danze italiane o di altri paesi, costituirebbe una grave perdita per l'umanità. Non ci rimane, infine, che elogiare iniziative come quelle dell'autore che consentono ad un pubblico sempre più vasto di conoscere un aspetto importante della cultura greca e mediterranea.
Giorgio Di Lecce